di Sefora Cucci
Questa è la storia che ho vissuto in un pomeriggio di giugno, in uno dei posti più belli della nostra comunità.
Ore 17.30 Lido Pineta. Devo incontrare Totò (Salvatore Inguscio) – guida ambientale escursionistica specializzata, per un’escursione gratuita nel Parco Naturale Litorale di Ugento.
Arrivo puntuale e non con il mio solito anticipo per cui, sono un po’ in ansia, preoccupata di dover raggiungere un gruppo in un posto imprecisato della pineta e, invece: sorpresa!
Non c’è nessuno e sono la sola partecipante all’escursione. Non me ne dispiaccio troppo perché la guida, oltre ad essere un professionista del settore, possiede una personalità estremamente garbata e da subito, si rende disponibile alle mille domande che lungo il percorso non posso fare a meno di porgli.
Però, a ben pensare, me ne dispiaccio di essere l’unica perché Totò mi spiega che queste escursioni gratuite, offerte dal titolare di Lido Pineta, sono attive da 11 anni sul territorio, per tutti.
Personalmente, mi sono imbattuta nella notizia per caso e ho sfruttato il mio giorno libero per fare questa esperienza che, garantito, è stata formativa e mi ha reso un po’ più consapevole di un territorio che è, prima di tutti, mio. Nostro. Degli abitanti di questa comunità.
Questa coscienza spazia dalle cose belle che ho visto, da quelle interessanti che mi sono state raccontate e da non pochi scempi dovuti alla cattiva, deleteria, “educazione” ambientale che contraddistingue i più. A voi un esempio!
Decenni di natura resiliente, come le viti che ancora spuntano da un terreno che le ha ospitate molto tempo fa. Fauna coloratissima, come le varie specie di libellule che albergano in questi habitat umidi e che, non hanno smesso un momento di accompagnarci durante tutto il percorso.
Flora: varia e sulla quale sono iscritte le nostre tradizioni del passato. Come, ad esempio, la ricetta che vede protagonista il finocchio di mare: veniva sbollentato e in seguito, lasciato a macerare in olio e aceto per quaranta giorni. Il risultato – conservato in vasetti di vetro – veniva consumato al di sopra di frise o come ingrediente di insalate ricche.
Pazzesco, penso! Chiedo subito a Totò se questa pianta potrebbe mai, per qualche miracolo, crescere nella terra, in un vaso. La risposta ve la lascio solo immaginare.
A questa domanda, davvero poco arguta, ne sono seguite altre dello stesso tenore. Posso solo dire che, la scarsità di arguzia era lo specchio invece, di una mente curiosa e sollecitata da moltissimi stimoli visivi, olfattivi e uditivi.
Esaurita la spinta iniziale e arrivati davanti al bacino di Rottacapozza, tutto si è spento. La calma e la sensazione di pace hanno preso il sopravvento sul resto. In fondo, scopo del permanere umano nella natura non antropizzata, è proprio questo.
E in quel momento ho ripensato al fatto di essere la sola partecipante all’escursione. Che peccato! L’invito quindi è per voi. Percorrete, ascoltate, rilassatevi e fate pace con il legame che più contraddistingue un membro di una comunità: l’appartenenza al proprio territorio.
Al bando il criticismo, soprattutto quello gratuito. Fruire con consapevolezza e competenza del territorio è possibile. Grazie a persone come Totò e Graziano che da 11 anni non si arrendono. Approfittatene.
Per saperne di più visitate la pagina di Totò su Facebook o direttamente avanguardie.net per i prossimi appuntamenti imperdibili.