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La situazione dei corsi d’acqua dei bacini. Intervista al il direttore del Parco

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La diffida inviata nei giorni scorsi dal Comune di Ugento all’amministratore delegato del Consorzio di Bonifica Ugento-Li Foggi, per sollecitare i lavori di disostruzione della foce del canale insistente nella frazione di Torre San Giovanni (clicca qui) è solo l’ultima di un serie di interlocuzioni che vanno avanti da tempo, come ci racconta il direttore del Parco Naturale Regionale “Litorale di Ugento”, il dott. Giuseppe Scordella.

Già il 22 agosto 2023, il sindaco, su richiesta del Parco, ribadiva tramite pec inviata al Consorzio Ugento-Li Foggi, all’assessore regionale alle Risorse agroalimentari, Donato Pentassuglia, all’assessore all’Ambiente Anna Grazia Maraschio, la necessità intervenire con urgenza per il “controllo della vegetazione e del canneto nei corsi d’acqua di collegamento fra i Bacini (particolarmente evidenti nei canali di collegamento dei bacini più interni: Bianca, Ulmo, Rottacapozza Nord e Rottacapozza Sud) per il ripristino della funzionalità idrica, già gravemente fiaccata dall’ostruzione totale della foce di Torre Mozza”.

Qual è attualmente la situazione dei canali dei bacini di Ugento?
I sette bacini di Ugento sono alimentati da tre canali a marea che servono per l’ingresso delle acque marine all’interno degli specchi acquei. Uno di questi tre canali è completamente insabbiato, e sto parlando di quello di Torre Mozza, le uniche alimentazioni funzionante da un paio d’anni ad oggi sono rappresentante del canale di Torre San Giovanni e dal canale di Lido Marini. Da una decina di giorni anche il canale di Torre San Giovanni è ostruito da biomassa vegetale, ovvero, foglie di Posidonia, e il circuito dei bacini di Ugento è alimentato esclusivamente dalle maree entranti da Lido Marini e dalle risorgive interne d’acqua dolce che si trovano lungo i bacini stessi. Abbiamo un’interlocuzione storica con il consorzio. Da febbraio ad oggi sono state diverse comunicazioni. Però ad oggi noi ci troviamo a dover affrontare due tipologie di problemi. Il primo è rappresentato dall’idrodinamica del sistema dei bacini di Ugento. La funzionalità stessa della circolazione idrica all’interno dei canali è compromessa da un lato dall’ostruzione di due delle tre foci che alimentano il circuito e da una crescita non controllata da un bel po’ di tempo di canne di vegetazione lungo il circuito dei canali che di fatto rallenta o ostruisce il deflusso delle acque. Quindi abbiamo da un lato delle ostruzioni fisiche che impediscono l’ingresso dell’acqua marina all’interno del circuito dei bacini e dall’altra delle ostruzioni vegetali che ostruiscono il passaggio dell’acqua dall’uno all’altro bacino.

Quali sono gli sviluppi dalla diffida inviata dal sindaco?
Quella inviata nei giorni scorsi dal sindaco si tratta della seconda diffida nei confronti del consorzio per la medesima problematica del canale di Torre San Giovanni. Noi ci troviamo ad avere, per fortuna, un’ottima interlocuzione con gli uffici del consorzio, a fronte della quale però dobbiamo confrontarci con le questioni connesse alla finanza legata alla riorganizzazione dei consorzi pugliesi. Abbiamo, quindi, una problematica connessa alle risorse finanziarie che sono anche importanti per definire una gestione corretta dei bacini, e dall’altra abbiamo anche una gestione ambientale con la quale confrontarsi. Essendo il circuito bacini sia parco che area sic, la legge regionale disciplina gli interventi di modalità di esecuzione degli interventi con particolare riferimento alla gestione delle biomasse vegetali, appunto, i canneti. C’è anche un’interlocuzione profonda da fare non solo con l’aspetto agricolo e funzionale del circuito, ma anche con l’aspetto ambientale e quindi con l’assessorato all’ambiente e proprio a quest’ultimo ente abbiamo fatto presente la situazione subito dopo l’incendio. Anche perché la mancata gestione dei canneti da un lato ostruisce il flusso dell’acqua e dall’altro espone il territorio alla propagazione degli incendi. Di fatto, i canali ostruiti dalle canne rappresentano una vera e propria autostrada del fuoco che è necessario interrompere, effettuando dei veri e propri interventi tagliafuoco per scongiurare situazioni di pericolo. Nei giorni scorsi si è registrato un ultimo incendio ad un canneto in località Torre Mozza, anche in questo caso, come nel più tragico evento del 27 agosto, il vento contrario ha impedito la propagazione dell’incendio lungo i canneti. È una questione complessa da gestire e che ci troviamo ad affrontare proprio per stimolare la collaborazione di tutti gli enti, in particolar modo del consorzio, dell’assessorato all’Agricoltura dell’assessorato all’ambiente.

Già in passato il Comune aveva avanzato richiesta di acquisizione dei canali, ed è tutt’ora interessato?
Credo che sia necessario. La gestione di un pezzo di territorio che afferisce al Comune ma che non gli appartiene, inevitabilmente comporta una tempistica di risposta diversa rispetto alle esigenze reali. Consideriamo che collaborazioni fra le istituzioni ci sono già stata in passato. L’ultima, credo, risalga intorno al 2009, quando si riuscì a mettere attorno a un tavolo tutti gli attori (assessorato all’ambiente, assessorato all’agricoltura, consorzio di bonifica, e i vari Comuni interessati dal circuito dei bacini più allargato dei canali di bonifica, disciplinando in maniera univoca, organica e regolamentata le attività da svolgere per il contenimento della crescita delle biomasse vegetali.

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