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Mario Carparelli presenta il libro su Giulio Cesare Vanini

Venerdì 1° settembre, alle ore 19.30, presso il Nuovo Museo Archeologico di Ugento, il docente dell’Università del Salento Mario Carparelli presenterà il libro “Giulio Cesare Vanini. Il filosofo, l’empio, il rogo” (Liberilibri), dedicato al filosofo di Taurisano bruciato per ateismo nel 1619.

Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Ugento Salvatore Chiga e dell’Assessora alla Cultura Chiara Congedi, dialogherà con l’autore il giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno Alberto Nutricati.

IL LIBRO

Nonostante negli ultimi anni sia stato oggetto di una vera e propria riscoperta, in ambito specialistico e non solo, il filosofo Giulio Cesare Vanini – l’ateo più celebre, più radicale e più maledetto del Seicento – è ancora poco conosciuto e studiato in Italia. Eppure, con le sue opere e con la sua testimonianza, ha segnato un punto di svolta nella storia della filosofia occidentale, gettando le basi per la nascita dell’Europa laica e moderna.

Nel libro di Mario Carparelli, che ambisce a rappresentare anche una prima e piccola introduzione alla sua figura e al suo pensiero, la storia di Vanini viene raccontata rapsodicamente, attraverso una serie di flash e istantanee sulla sua appassionante vicenda umana e intellettuale, da cui emergono tutta la grandezza e la straordinarietà del personaggio.

Giulio Cesare Vanini nacque a Taurisano, nell’attuale provincia di Lecce, la notte tra il 19 e il 20 gennaio 1585. Dopo un lungo periodo di formazione giuridica, teologica e filosofica trascorso tra Napoli e Padova a cavallo tra il 1601 e il 1612, per sottrarsi a un provvedimento disciplinare emanato contro di lui dall’Ordine dei Carmelitani, nel quale era entrato nel 1603 assumendo il nome di fra’ Gabriele, fuggì in Inghilterra, dove abiurò il cattolicesimo per abbracciare la fede anglicana. Nel 1614 fu fatto imprigionare dall’Arcivescovo di Canterbury George Abbot, una vecchia conoscenza di Giordano Bruno, che inizialmente lo aveva accolto e protetto. Dopo una fuga rocambolesca e varie peripezie in giro per l’Europa, si stabilì in Francia, dove divenne un filosofo alla moda. Qui, tra il 1615 e il 1616, pubblicò, a Lione e Parigi, le sue uniche due opere pervenuteci: l’Anfiteatro dell’eterna provvidenza e I meravigliosi segreti della natura, regina e dea dei mortali. Quest’ultima, condannata ad un mese di distanza dalla sua uscita e messa all’Indice nel 1620, gli attirò addosso le ire delle autorità civili ed ecclesiastiche. Riparatosi in incognito a Tolosa, fu arrestato e sottoposto a un controverso processo, segnato da una falsa testimonianza, al termine del quale fu condannato al rogo per «ateismo, bestemmia, empietà e altri eccessi». Il 9 febbraio 1619, quando aveva da poco compiuto 34 anni, fu bruciato in una piazza, Place du Salin, che oggi porta il suo nome. Prima di consegnarlo alle fiamme, gli strapparono la lingua, l’organo con cui aveva “offeso” Dio. Quando fu prelevato dal carcere per essere condotto al patibolo, pronunciò in italiano queste parole: «andiamo, andiamo allegramente a morire da filosofo».

Mario Carparelli (1978) insegna Storia della filosofia moderna presso il Corso di Laurea in Filosofia dell’Università del Salento. Con Francesco Paolo Raimondi ha curato l’edizione critica con traduzione italiana delle opere di Giulio Cesare Vanini per la collana Bompiani Il Pensiero Occidentale. Ha collaborato alla Storia della filosofia di Umberto Eco, firmando la voce Morire da filosofi: ateismo e libertinismo in Giulio Cesare Vanini. È Vicepresidente del Centro Internazionale di Studi Vanini.

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