Leggo con stupore che parti del mio articolo siano state riportate in maniera non conforme né all’espressione mentale e neanche all’esposizione letterale, oltre al fatto, non secondario, che quando si riporta una dichiarazione raccolta da un giornale è buona norma giornalistica — e di rispetto — citare la fonte.
Non ho scritto che gestire una pagina Facebook sia vietato e nemmeno che la gestione non possa essere affidata a un dipendente dell’ente. Ma il contrario di quanto il firmatario mi contesta e che riporto: «Se l’ente pubblico decide di affacciarsi ai social deve incaricare un proprio dipendente che, per mezzo del proprio profilo personale o di un profilo fittizio, crea la pagina impropriamente istituzionale».
Ho proseguito citando le norme italiane che, a proposito di ufficialità di pubblica comunicazione, a oggi, non annoverano i social media come, ad esempio, Facebook o Instagram.
E, a seguire, ho fatto un breve excursus su quali potrebbero essere le conseguenze per chi, anche in buona fede, nell’utilizzare questo informale mezzo di comunicazione – la cui potenza della diffusione dà anche molti vantaggi – potrebbe diventare soggetto attivo o passivo di abusi perseguibili dalla magistratura.
Il firmatario infine contesta con la protasi «Ancor meno vero» la mia inesistente asserzione secondo cui la Pubblica amministrazione non possa appaltare il servizio a esterni.
Ultima puntualizzazione: ho scritto «piccoli» comuni, proprio per circoscrivere come nelle realtà territoriali con meno di 15.000 abitanti di solito non si ricorra a consulenze esterne per questo servizio, comunque oneroso.
Senza entrare nel merito di questioni politiche tra le parti, l’affermazione secondo cui «chi ci governa viva in un altro tempo» si potrebbe rivolgere anche al nostro Presidente del Consiglio Mario Draghi che non ha alcun profilo personale su nessuna piattaforma.
Non è mio stile segnalare errori ortografici ma mi permetto un consiglio: la dialettica è quel particolare ragionamento che due o più persone sviluppano insieme, anche con la confutazione, ma sempre con argomentazioni precise e puntuali. Questo sì che sarebbe un modus operandi costruttivo.
Il mirabile Giuseppe Pontiggia aveva ragione: «Le parole volano, gli scritti anche».
di Pierluigi Lamolea