C’è anche una rappresentata della città di Ugento, insieme al consigliere comunale con delega all’agricoltura Francesco Carangelo, tra le oltre 3000 persone che hanno preso parte alla manifestazione organizzata a Bari dove agricoltori e allevatori sono scesi in piazza con i loro trattori contro le emergenze che mettono a repentaglio la sopravvivenza stessa dell’agricoltura pugliese: dai cinghiali che invadono campagne e città alla siccità che decima i raccolti, fino alla Xylella che ha compromesso l’olivicoltura salentina.
Su cartelli e striscioni si legge “Noi seminiamo, i cinghiali raccolgono”, “Il cinghiale campa, il campo crepa”, “Chiuso per cinghiali”, “No acqua no agricoltura”, “Puglia assetata”, “Senza acqua l’agricoltura muore”, “Sos siccità”, “No acqua no rigenerazione Salento”, “Bonifica ai produttori”, “Con campi a secco agricoltura ko”, “Burocrazia fa più danni della Xylella”, “Salviamo il Salento: paesaggio e turismo”, mentre dietro il palco c’è una grande scritta “Città e campagna unite contro i cinghiali”. Al fianco degli agricoltori si sono schierati esponenti delle istituzioni, sindaci con i gonfaloni e cittadini preoccupati dalla presenza dei cinghiali sotto casa, ma anche delle ripercussioni sulla garanzia e sulla sicurezza del cibo alle famiglie.
Sul Lungomare Nazario Sauro sfilano giovani e donne, che hanno lasciato i campi e le stalle e con le loro storie testimoniano un profondo disagio per le emergenze agricole che incidono sul reddito e sul futuro stesso del loro lavoro in agricoltura.
QUESTIONE XYLELLA
E’ urgente un tavolo nazionale permanente con governance multidisciplinare che affronti in maniera sinergica il completamento del Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia, il contrasto all’avanzamento della Xylrella, l’avvio di un secondo piano per la rigenerazione delle aree colpite dalla Xylella fastidiosa in Puglia, il coordinamento ed il sostegno alle attività di ricerca ed un pieno e consapevole coinvolgimento delle Istituzioni Nazionali e dell’Europa sul problema Xylella. E’ l’appello lanciato dalla piazza a Bari con migliaia di agricoltori per far tornare a vivere il Salento, dopo il disastro causato dalla Xylella all’olivicoltura, all’ambiente, al paesaggio e al turismo.
Sui cartelli dei manifestanti si legge “Burocrazia fa più danni della Xylella”, “Il salento non vuole morire di Xyella”, “Subito espianti e reimpianti”, “Salviamo il Salento: paesaggio e turismo”, con gli agricoltori arrivati dal Salento per far sentire la propria voce contro le disattenzioni e le lungaggini burocratiche che stanno ostacolando la rigenerazione” per sollecitare interventi di ricostruzione, quando – denuncia Coldiretti Puglia – il numero stimato di ulivi reimpiantati che sono poco di 3 milioni, contro i 21 milioni di piante infette per la strage causata dalla Xylella, pari ad appena il 14%.
“La Xylella è un problema nazionale, oltre che regionale ed europeo e se dovesse continuare a ‘camminare’, non ci sarà più olio da commercializzare, oltre al danno per l’economia ed il turismo con la perdita di ambiente e paesaggio. La zona di contenimento si è allargata pericolosamente a nord – afferma il presidente di Coldiretti Puglia, Alfonso Cavallo – e il fronte della malattia è molto ampio, le ‘eradicazioni chirurgiche’ vanno attuate tempestivamente, ma soprattutto vanno attivate misure per espiantare tutti gli ulivi secchi che ancora incombono nelle campagne salentine e finanziate misure per i reimpianti e la ripresa piena dell’attività olivicola”.
“E’ inaccettabile la lentezza nell’istruttoria delle pratiche ed anche nella distribuzione degli aiuti, quando ci vogliono addirittura fino a sei mesi per la liquidazione dell’anticipazione richiesta da alcune imprese. Chiediamo di procedere immediatamente all’avanzamento della graduatoria per tutta la dotazione disponibile di 80 Meuro, dotando sia l’Ente istruttore che l’Ente liquidatore di personale adeguato per accelerare le istruttorie e le liquidazioni degli acconti e dei saldi alle aziende beneficiarie”, ha detto Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia.
Ma serve anche la verifica tecnica delle casistiche dei ritardi – aggiunge Coldiretti Puglia – per procedere senza indugio alla determinazione di eventuali economie o rinunce per continuare a scorrere la graduatoria, oltre alla realizzazione di accordi pubblici/privati per la fornitura di piante con vivai, assicurando quantitativi di materiale a prezzi calmierati e vigilare sulle speculazioni.
Rispetto alla misura per la ricostruzione del Piano nazionale di Rigenerazione sono giunte 8.133 domande singole e 26 domande collettive (contenenti 879 domande di adesione) per oltre 222 Meuro di richiesta, ma la dotazione finanziaria ammonta a soli 80 Meuro, con il volume complessivo delle erogazioni, tra acconti e saldi, che riguarda al momento soltanto 300 imprese per un importo pari a quasi 9 milioni di euro, una cifra irrisoria rispetto ad una misura fondamentale per la ripresa produttiva, territoriale e paesaggistica dell’area colpita da Xylella che sconta una tempistica lunghissima e incompatibile con le urgenze del territorio colpito.
Solo nell’area infetta risultano contaminati quasi 200mila ettari e 21 milioni di alberi e contro il dilagare della Xylella che è arrivata in provincia di Bari sono determinanti monitoraggio, campionamento, analisi di laboratorio e continua ricerca, considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, per l’individuazione dei focolai nei primissimi stadi della infezione – conclude Coldiretti Puglia – su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l’unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L’efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe, anche puntando sulle tecnologie innovative di monitoraggio remoto.
QUESTIONE SICCITA’
Secondo Coldiretti, è necessario dichiarare lo stato d’emergenza in Puglia dove i danni sono stimati in oltre un miliardo di euro in poco più di 2 anni e i raccolti sono dimezzati. Per la siccità e le temperature al di sopra della norma, le clementine che sono finite al macero, la produzione di grano risulta dimezzata, c’è un calo drastico del foraggio verde nei pascoli e gli apicoltori hanno dovuto dire addio ad oltre un vasetto di miele su due. Ma a preoccupare – continua Coldiretti Puglia – sono le previsioni della prossima campagna di raccolta delle olive, dove si stima un crollo del 50% rispetto al 2023.
“Se manca l’acqua manca il cibo per i cittadini. I campi e le stalle – dice Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia – sono stretti nella morsa dell’emergenza siccità con la fallimentare gestione dell’acqua e della bonifica in Puglia, a partire dalla mancanza delle manutenzioni ordinarie e straordinarie per cui comunque agli agricoltori vengono recapitate le cartelle pazze, ma lo stesso vale per le opere irrigue di cui molte sono incomplete, spesso in stato precario, con perdite non più sostenibili e anche gli invasi realizzati hanno necessità di essere riqualificati, ampliati e resi idonei per una moderna distribuzione sull’area regionale”. L’altra emergenza riguarda i cinghiali. “Va adottato immediatamente in Puglia il Piano straordinario per la gestione ed il contenimento della fauna selvatica, che recepisca le misure previste dal decreto interministeriale varato lo scorso anno”, dice Cavallo.
QUESTIONE CINGHIALI
In Puglia sono stati 3 i morti nel 2023, ma sono centinaia gli incidenti stradali all’anno causati dai cinghiali con gli automobilisti coinvolti che non denunciano il sinistro sapendo che difficilmente verranno poi rimborsati i danni. E’ quanto emerge da una stima di Coldiretti Puglia su dati Osservatorio Asaps in occasione della mobilitazione a Bari di migliaia di agricoltori, allevatori, cittadini, esponenti istituzionali, sindaci e consumatori contro l’invasione dei cinghiali e degli animali selvatici ormai arrivati anche dentro le città.
Una vera e propria emergenza che mette a rischio la sicurezza e la salute degli automobilisti per la presenza di animali selvatici e di cinghiali, che possono arrivare a un quintale e mezzo di peso e 150 centimetri di lunghezza. Una paura – evidenzia Coldiretti Puglia – che dilaga dalla collina alla pianura, dalle zone vicino ai bacini fino a quelle sul mare, ma nei piccoli centri di provincia con meno di cinquemila abitanti sale addirittura all’83% dei residenti.
E se su arterie statali, provinciali e comunali non ci sono quasi mai reti di respingimento contro i selvatici, sulle autostrade invece – sottolinea la Coldiretti regionale – si trovano le protezioni ma non sempre sono efficaci visto che ci sono stati anche casi in cui i branchi di cinghiali sono arrivati sulla carreggiata dell’autostrada scavando cunicoli sotto la rete divisoria fra l’asfalto e la campagna circostante.
Ma si tratta – evidenzia la Coldiretti Puglia – solo della punta dell’iceberg perché molti non denunciano scoraggiati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni poste dalle assicurazioni come ad esempio, oltre alle tracce sulla vettura e sull’asfalto, anche il rinvenimento della carcassa dell’animale con il quale ci si è scontrati.
Il problema – sottolinea la Coldiretti regionale – è che i cinghiali non rimangono sul luogo dell’incidente, visto che l’animale anche ferito si rifugia nella boscaglia o nei prati, oppure succede che lo schianto contro un albero, un cippo chilometrico o lo sbandamento e l’uscita di strada si verificano proprio per evitare l’impatto con l’animale che scappa senza lasciare tracce. All’automobilista, sempre che non debba essere portato in ospedale, non rimane che chiamare il carroattrezzi e rassegnarsi a pagare i danni senza neppure poter denunciare l’accaduto considerata la mancanza di prove. Non è più solo una questione di risarcimenti ma è diventato un fatto di sicurezza delle persone che va affrontato con decisione. Serve agire in modo concertato tra Ministeri e Regioni, Province e Comuni ed avviare un piano straordinario senza intralci amministrativi. Bisogna rendere ancora più efficaci i piani di contenimento e allargare le maglie di intervento – conclude Coldiretti Puglia – perché in caso contrario la questione è destinata a peggiorare.