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Anonimi ripuliscono il muro della Chiesa di Sant’Antonio

C’è sempre l’altra faccia della medaglia. Grazie ad alcuni anonimi cittadini, è stato ripulito il muro posteriore della Chiesa di Sant’Antonio, imbrattato alcuni giorni fa da un gruppetto di vandali. Si tratta del muro posizionato sotto l’arco tra via Conti Orsini e via Tenente Liborio Ponzi.

Nelle scorse ore qualche persona di buona volontà, senza spirito di protagonismo, agendo per il bene e l’interesse della città, ha cancellato quelle ignobili scritte fatte da chi, evidentemente, non ha amore per il proprio paese e non comprende il valore di determinati luoghi.

Alcuni giorni fa sul caso è intervenuto sulle colonne del Nuovo Quotidiano di Puglia anche Angelo Minenna, volto noto ad Ugento, già consigliere comunale e attualmente guida turista:

Leopardi diceva: “senza memoria l’uomo non è nulla. E non saprebbe fare nulla!”.
Questa frase mi ha accompagnato dagli studi universitari sino ad oggi.
Ebbi a dire in un mio intervento in Consiglio Comunale, credo fosse il 2012 o il 2013, che “come ugentini abbiamo smarrito la consapevolezza di essere popolo”.

Nel suo lungo post Minenna rivolge poi un invito agli ugentini, soprattutto alle nuove generazioni che, probabilmente, conoscono poco la storia della città di Ugento e delle Famiglie che hanno lasciato in eredità importanti beni storici.

[…] Non sfregiandola a tua volta, perché di questo si tratta: di uno sfregio alla millenaria storia ugentina. Quella storia che dovrebbe renderti fiero dei tuoi progenitori Messapi, orgoglioso dei tuoi antenati Romani e Normanni, curioso di conoscere di più dei del Balzo, dei d’Amore, di Salvatore Zecca, Francesco Corvaglia, Sofia Codacci Pisanelli e delle miriadi di personaggi del Borgo che ti hanno lasciato in eredità un giacimento culturale non indifferente e che dovrebbe farti sentire figlio orgogliosamente devoto della nostra Ugento e del suo territorio.

Resta da comprendere la liceità del gesto commesso nel ripulire il muro, seppur sicuramente dettato dala volontà di compiere un’opera buona e quindi fatta in buona fede.

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