di Francesco Schiavano
La teoria e l’esperienza si sono intrecciate nella Sala Consiliare del Comune di Taurisano oggi, in occasione del primo seminario in sport management “la difficile gestione delle società sportive”, alimentando un dibattito di alto livello che non si fermerà e darà occasione di continuare nei prossimi incontri.
“Esercitare lo sport è un diritto ecco perché bisogna avere infrastrutture, fondi e altri presupposti affinché venga svolto in maniera ottimale”, ha esordito il Prof. Luigi Melica, ordinario di Diritto Pubblico presso l’Università del Salento. Un ateneo, quello leccese, come ha poi spiegato il docente, che si pone come esempio ed eccellenza del dialogo tra Università e sport, in quanto da anni ormai è avviato il corso triennale in Management dello Sport, che permette agli studenti di avere due fronti su cui poter contare e fare anche una carriera dirigenziale oltre che sportiva: “il nostro sogno è quello che i giovani si laureino prima e poi finiscano la loro carriera sportiva“.
Ha poi posto l’accento sull’aspetto gestionale societario, nella consapevolezza che oggi “è impossibile gestire una società sportiva se non si coniugano una serie di competenze“, e questo porta a due conclusioni: innanzitutto servono nuovi Manager dello sport, ma soprattutto le numerose e complesse competenze di oggi devono avere un’importante base istruttiva che non porti all’improvvisazione.
L’aspetto economico nella gestione societaria è stato l’oggetto dell’analisi del Prof. Stefano Adamo, ordinario di Economia Aziendale presso l’Università del Salento.
“La società sportiva è un fenomeno complesso, un tipo di azienda più complessa di altre aziende perché tocca una serie di aspetti che riguardano aree eterogenee: gestiscono minori, garantiscono la sicurezza di questi ultimi, tutela l’immagine nei livelli professionistici“.
Secondo il docente leccese l’attenzione alla gestione sportiva deve partire dai livelli più bassi, perché è già in tenera età che lo sport si pone come forma educativa esistenziale prima che sportiva, ecco perché per formare giovani servono specialisti, persone qualificate che nei primi livelli dilettantistici non devono parlare di calcio, di tattiche, di denaro, ma devono solo insegnare a divertire.
Ha poi portato un esempio non molto lontano di quanto detto da entrambi i docenti: “Il Lecce diventa l’esempio che nulla oggi può essere improvvisato per raggiungere alti livelli“.
E questo modello è stato toccato con mano grazie al successivo intervento del Vicepresidente U.S. Lecce, Alessandro Adamo, che da aderito ai lavori è riuscito a dare un analisi più tecnica e pratica della situazione del calcio italiano: “in Italia serve cambiare marcia, considerando che siamo alla quinta, sesta posizione nella classifica europea della gestione calcistica“, passando poi ad elencare le numerose difficoltà che giorno per giorno le società calcistiche devono affrontare cine soprattutto la gestione dei contratti: “la Legge Bosman ha cambiato tanto il calcio soprattutto in meglio, facendo svincolare il calciatore dalla “prigione” del cartellino, ma stiamo andando dalla parte opposta, considerando che ora il proprietario del cartellino è il procuratore: perciò bisogna ingaggiare il procuratore e il calcolatore, scendendo facilmente quasi in una logica di ricatto“.
Segnale più evidente, per il vicepresidente dei giallorossi, della cattiva efficienza del sistema sportivo è che oggi i grandi calciatori non vengono in Italia.
Quello che oggi l’ASD Taurisano 1939 ha portato a Taurisano è stato modello di un dialogo eccellente e di alto livello, che di certo non si fermerà, e porterà ad altri temi, spunti di riflessione e motivo di crescita professionale per tutti i partecipanti.