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Mons. Angiuli: “investire in bellezza, dove sta esplodendo il degrado sociale”

“Siamo l’immagine e la trasparenza del Sacerdozio di Gesù e della Sua dimensione eterna. Egli non è solo Sacerdote per sempre, ma Sacerdote per tutti. Nella sua persona sono raccolti i Ministri ordinati di tutti i tempi: molti sacerdoti, l’unico sacerdozio. Noi partecipiamo di questo sacerdozio che non tramonta mai”. Si è rivolto così il Vescovo Angiuli al suo Presbiterio in occasione della Messa del Crisma, celebrata questo pomeriggio nella Chiesa Cattedrale di Ugento.

La Messa del Crisma, secondo la tradizione della Chiesa, precede il Triduo Pasquale del Giovedì, Venerdì e Sabato Santo, e raccoglie molti significati.

Nella forma è il secondo comma del can. 375 del Codice di Diritto che descrive bene quello che è avvenuto questa sera presso la Chiesa Cattedrale di Ugento, che nella sostanza e nell’azione liturgica prende forma nella Messa del Crisma di oggi.

È in questa Celebrazione che è ben visibile quello che canonisticamente è nelle mani del Vescovo: il “munus docendi”, il “munus gubernandi” e il “munus santificandi”, ed è dalla pienezza sacerdotale di quest’ultimo e dalla sua potestà ordinaria che si scandisce la gerarchia ecclesiastica, segno della presenza di Cristo che opera nella storia a cui nessun’altra Autorità si può sostituire.

La sacramentalità è il filo rosso che ha accompagnato la Celebrazione di questa sera, mettendo al centro in primis il Sacerdozio Ministeriale. Il Vescovo, infatti, assieme al suo Clero diocesano hanno rinnovato le promesse sacerdotali fatte il giorno delle loro Ordinazioni.

Altro momento forte è stata la benedizione dei tre Oli, quello degli Infermi, dei Catecumeni e il Crisma, che sua Eccellenza ha concretamente creato, unendo il balsamo all’Olio di oliva e alitandoci sopra, infondendo lo Spirito Santo: momento esplicativo per eccellenza di quella Apostolicità di cui è stato investito in virtù della sua Consacrazione Episcopale.

È qui che torniamo al discorso con cui abbiamo iniziato, e su cui questa Celebrazione sembra mettere l’accento: il momento in cui la Chiesa “ministeriale” si riunisce, il Vescovo con il suo presbiterio, in cui il primo si rivolge al secondo insegnando nel solco del Magistero, in cui santifica, benedicendo gli Oli e in cui dalla Chiesa Cattedrale, dove siede in cattedra e simbolo della sua responsabilità e servizio religioso “amministra” il Culto.

Non sono mancati da parte del Vescovo indicazioni e molti ai suoi presbiteri sulla base di un’attenta analisi della società di oggi: “Viviamo in una terra di mezzo, cioè la nostra società è come un luogo dove si scontrano culture differenti, mentre si va realizzando una trasformazione storica e metafisica. Siamo destinati a vagare in una terra di mezzo dalla quale non possiamo fuggire, ed è difficile orientarsi. Siamo alla ricerca di un nuovo ordine mondiale, una nuova visione del mondo, una nuova sintesi di pensiero che ci permetterà di porre alcuni valori a fondamento della vita personale, sociale ed ecclesiale, camminiamo tra il buio e la luce fatua. Viviamo molte sfide molto gravi, la crisi climatica e moratoria, la circolazione del virus e produce nella nostra psicologia e vita pastorale una sorta di avvio e ripresa. Non parliamo poi della guerra”.

Le direttrici che devono guidare l’agire del Sacerdote di oggi, per il Vescovo, sono tre: “Dovremmo abituarci ad un quotidiano esercizio, di confronto, di dialogo di ascolto, in modo umile e rispettoso, ma nello stesso tempo fermo e tenace. L’atteggiamento dialogico deve essere accompagnato da un nuovo stile che deve fondarsi sulla ricchezza e sulla forza della nostra identità che abbiamo ricevuto.

Oltre alla memoria deve accompagnarci la fiducia nel futuro. Bisogna evitare di ritirarsi ed arroccarsi in un passato che non torna più, ma bisogna stare attenti anche a non sciogliersi, in una realtà identicità che tende ad amalgamare persone e valori, in una sorta di amalgama senza distinzioni e differenze”.

L’ultimo appello di Mons. Angiuli, alla fine della sua omelia, è stato il più forte: “Sul piano sociale bisogna avere occhi per leggere la realtà, investire in bellezza dove sta esplodendo il degrado sociale, dove aumenta la droga, lo spaccio, gli scambi elettorali, il pizzo, l’usura e il ricatto. Bisogna avere orecchie per ascoltare i bisogni reali della gente, bocca per parlare loro di legalità, mani e piedi per portare soccorso dove il bisogno si fa più urgente”.

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