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Maltrattamenti in famiglia, ridotta la condanna per un 46enne di Taurisano

Si alleggerisce la condanna inflitta a un uomo di 46 anni originario di Taurisano, finito sotto processo per gravi reati contro l’ex moglie, tra cui maltrattamenti in famiglia aggravati, tentato procurato di lesioni gravissime e danneggiamento. Nelle ultime ore, la Sezione Promiscua del Tribunale di Lecce ha accolto in parte il ricorso presentato dai legali difensori, le avvocate Ada Alibrando e Cristina Bray, riducendo la pena da sei anni a quattro anni e otto mesi di reclusione.

La vicenda giudiziaria trae origine da una lunga serie di episodi di minacce e vessazioni ai danni della donna, avvenuti durante e dopo il periodo di convivenza, che avevano portato la ex moglie a interrompere la relazione, trasferendosi in un’altra abitazione con i due figli minorenni di 15 e 17 anni.

Secondo quanto ricostruito nel corso del processo, l’uomo avrebbe più volte minacciato e offeso la donna anche davanti ai figli, accusandola di aver iniziato una nuova relazione sentimentale con un altro uomo e pronunciando frasi gravemente intimidatorie.  “Tu ti pensi che ti vai a divertire e io ti devo mantenere, che ti devo mantenere i ragazzi. Vai, ucciditi sola, andate a uccidervi voi, l’avvocato, il giudice” avrebbe detto in un’occasione.

Gli atti persecutori si sarebbero aggravati nel novembre del 2023, quando l’uomo, mosso da un chiaro intento vendicativo, avrebbe ordinato a due persone di incendiare due autovetture, una Fiat Punto Evo e una Lancia Y, intestate al nuovo compagno della ex moglie e alla donna.

Gli avvocati del 47enne hanno contestato la prima sentenza emessa in rito abbreviato il 7 luglio scorso, sostenendo che la condotta del loro assistito configurerebbe più propriamente il reato di atti persecutori aggravati, anziché maltrattamenti, oltre a eccepire una presunta errata valutazione delle fonti di prova.

Il Tribunale, accogliendo in parte le tesi difensive, ha quindi rimodulato la pena, escludendo la pena accessoria dell’interdizione legale e riducendo quella dai pubblici uffici a cinque anni. Considerato il tempo già trascorso in custodia cautelare in carcere e il comportamento processuale dell’imputato, la pena detentiva è stata sostituita con quella degli arresti domiciliari.

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