Nel 2010 le opere di Giulio Cesare Vanini furono pubblicate da Bompiani nella prestigiosa collana di filosofia “Il Pensiero Occidentale”, allora diretta da Giovanni Reale. Si trattò di un evento che segnò una svolta nella storia della fortuna del filosofo di Taurisano, avviando il definitivo riscatto della sua figura e assicurando ai suoi scritti (l’Amphitheatrum aeternae providentiae del 1615 e il De admirandis naturae reginae deaeque mortalium arcanis del 1616) una straordinaria circolazione in Italia e all’estero.
L’imponente volume di quasi duemila pagine uscì a cura di Francesco Paolo Raimondi (oggi Presidente del Centro Internazionale di Studi Vaniniani) e Mario Carparelli (attualmente docente di Storia della filosofia moderna presso il Corso di Laurea in Filosofia dell’Università del Salento), aggiornando e rivedendo le traduzioni dello stesso Raimondi e di Luigi Crudo pubblicate tra il 1981 e il 1990 da Congedo.
A distanza di tredici anni il volume che raccoglie “Tutte le opere” di Vanini, da qualche mese divenuto ormai introvabile, in questi giorni è stato ristampato in una nuova edizione da Bompiani, che nel frattempo dal 2016 è entrata a far parte del gruppo Giunti dopo una breve parentesi nel gruppo Mondadori.
Il fatto che il secondo gruppo editoriale d’Italia per fatturato abbia deciso di scommettere nuovamente su Vanini è particolarmente significativo dell’interesse che lo sventurato filosofo pugliese, bruciato a Tolosa nel 1619 e a lungo dimenticato, suscita ormai non solo in ambito accademico e specialistico, soprattutto per il contributo che, con le sue idee e la sua testimonianza, ha dato alla nascita del pensiero europeo moderno.