“Shoah, frammenti di una ballata” è il titolo dello spettacolo teatrale che si svolgerà Mercoledì 25 Gennaio 2023, alle ore 19:30, presso la Sala Consiliare Comunale di Taurisano (Via A. De Gasperi, snc).
Ad organizzare l’evento è il Collettivo “Perduto Amore”, in collaborazione con l’Associazione Culturale “Nuvole”. Per l’organizzazione dell’evento sono stati preziosi il supporto di GiokidsZeroNovanta, SolLevevante, ed il patrocinio del Comune di Taurisano.
Lo spettacolo è prodotto da “URA Teatro” e portato in scena da Fabrizio Saccomanno, accompagnato dal violoncellista Redi Hasa. L’ingresso è gratuito ed aperto a tutti.
Sono narrate quattro storie di bambini e adolescenti vissuti al tempo della Shoah in Ucraina, Ungheria, Polonia ed Italia, tra il 1942 e il 1946. Storie di tanti orfani abbandonati a loro stessi dopo la deportazione dei genitori, che raccontano la loro vita nel ghetto, elemosinando un pezzo di pane e qualche patata. Storie sulla drammatica esperienza del lager, dove arrivavano con i loro giocattoli in mano. Storie che alimentano il ricordo indelebile degli orrori che ha segnato per sempre la loro vita, chiusi nel proprio silenzio e consapevoli che non ci sono parole per raccontare la Shoah.
Attraverso gli occhi dei bambini sarà raccontata la storia che ha portato al potere il nazismo, le leggi antisemite, la vita nei campi di sterminio, fino alla liberazione e all’accoglienza dei profughi che ha interessato anche alcune località della Puglia.
“Un giorno di dicembre mi è stato affidato un progetto inerente la Shoah. – ha dichiarato Fabrizio Saccomanno, raccontando come è nata l’idea di questo spettacolo – Si trattava di raccontare in teatro a degli studenti quella che da molti è considerata la più grande tragedia dell’umanità. Da anni a teatro racconto storie ma da subito ho sentito quanto il compito affidatomi andava oltre le mie capacità. Non appena cominciavo a raccontare finivo nell’iperbolico, nell’eccezionale. Le parole si ammantavano di retorica, si facevano esagerate. Continuavo a rileggere centinaia di testimonianze, a studiare le vicende, a nutrirmi di scritti di autori ma poi al momento della restituzione tutto si faceva buio. Dalla fine della guerra ci sono stati lasciati fiumi di parole. Sono molti quelli che hanno testimoniato, raccontato, analizzato, valutato, confessato. Ci hanno lasciato in eredità opuscoli, diari, libri di memorie. Ci sono dentro storie terribili, tanto dolore, a volte anche luoghi comuni, giudizi affrettati e superficiali. Era ed è giusto così. Anche se nella sconfinata letteratura sulla Shoah decisivo è stato per me l’incontro con le pagine di Primo Levi, sicuramente, ma soprattutto di Aharon Appelfeld ed Elie Wisel, che all’epoca erano un bambino e un ragazzo, e poi ancora di Vasilij Grossman, sentivo che tutto questo materiale mi paralizzava. Sentivo che le mie parole andavano ad aggiungersi a tutta un’infinita letteratura senza nulla aggiungere. Meglio, mi dicevo, sarebbe il silenzio, il gesto di gettare un fiore in terra o di posare una pietra su una tomba. Meglio una musica. Da questo travaglio ha preso corpo quello che ho chiamato Shoah, frammenti di una ballata. L’idea del frammento si allontana dal concetto stesso di Shoah che, nel tentativo di essere raccontata e ricordata in sequenze verbali, retoriche e filmiche compiute, per denunciarne l’assurdità e l’immensità, rischia di assumere una forma astratta e vuota. Con Redi Hasa, meraviglioso musicista e compositore, abbiamo costruito quattro brevi racconti in cui continuo è il dialogo tra parole e musica. Sono racconti che non vogliono dire per intero quella terribile storia (d’altra parte come si potrebbe), sono racconti che più che interessarsi ai fatti cercano di restituire le sensazioni e i pensieri di chi c’era li in quel momento. Sono voci di bambini ed adolescenti che non capirono allora quello che stavano vivendo e provano a dirselo e a dircelo in qualche modo. Un modo sincopato e stralunato. Più che voci che spiegano sono occhi che raccontano”.
Se l’avessi saputo in tempo e non casualmente sfogliando f.b., non avrei preso un altro impegno. Arriverò in ritardo, spero non troppo in ritardo.
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