di Antonio Torretti
La notizia della scomparsa di Pietro Zurico ha cominciato a diffondersi nel pomeriggio, tra l’incredulità ed il dispiacere nei confronti di un giornalista attento, un uomo schivo, che non amava i riflettori, la cui voce risuonava forte attraverso gli articoli pubblicati su IlSedile.it
L’ho conosciuto anni fa, papà di Manuela e Daniele, marito di Laura, uomo sempre riservato ed educato. Ho rifatto la sua conoscenza come giornalista, quando quel mondo cominciava ad essere sempre più il mio mondo. E li ho cominciato ad apprezzarlo per la precisione e l’attenzione con cui scandagliava ogni atto pubblico, ogni delibera per raccontare alla comunità quello che accadeva in città, nel suo modo, odiato e amato nello stesso tempo, ma sempre seguito e atteso.
“Hai letto Il Sedile? Vedi ultimo articolo di Pietro Zurico!” era una frase ricorrente tra chi osservava la vita della nostra città. Ed ogni suo articolo non lasciava indifferenti, suscitando critiche e polemiche, ma anche condivisioni e apprezzamenti.
Nel mio modo di approcciarmi agli atti pubblici, ho sempre provato a seguire il suo esempio, ricercando le fonti e leggendo gli atti, e li che mi rendevo conto della sua grande professionalità: un esempio di giornalismo a cui ispirarsi, pur nelle diversità di opinioni e nei modi di esternare “i fatti”. Siamo entrati in conflitto qualche volta per aspetti legati alla professione, ma sempre nel rispetto reciproco ed in modo garbato.
Ciò che rendeva unico il suo stile era la capacità di scavare nel profondo, di scomporre ogni frammento di realtà per restituirlo nella sua interezza, come un artigiano che cesella con pazienza ogni parola. Lo si poteva apprezzare sempre, ma in modo particolare nelle risposte ad i frequenti attacchi che riceveva, per il fatto di esprimere sempre la sua opinione.
Si perchè Pietro Zurico non si limitava a raccontare. Lui non poteva esimersi di esprimere la sua opinione, senza mai temere contestazioni o critiche: era fatto così e tutti lo sapevamo. Nessuna forzatura, nessun clamore. Solo il desiderio autentico di dare voce ai fatti.
Pietro Zurico ha lasciato un’impronta che il tempo non potrà cancellare: la sua eredità è fatta di rigore nello studio delle fonti e nell’arguzia del racconto. Una penna che mancherà davvero a tutti, infatti già dal 28 febbraio appariva strano quel silenzio, quella mancata cronaca dei fatti alla quale da molti anni ci aveva abituato.
Un abbraccio sincero a tutta la famiglia, che in queste ore di dolore sta toccando con mano la stima che tante persone nutrivano nei confronti di Pietro. Nella speranza che IlSedile.it possa continuare in qualche modo a vivere, mi piace riproporre questo suo breve articolo, da cui traspare lo stile inconfondibile di Zurico:
Abbiamo scavato un pò nei retroscena e negli atti pubblici che han fatto da corollario a questa 64.ma edizione della Fiera Campionaria ed abbiamo capito perchè, in fondo, non ci si poteva aspettare nulla di più di quanto si è visto. Cominciamo col dire che già dall’inizio il solo pensare di poter organizzare una Campionaria in circa 20 giorni era già di per se cosa assai velleitaria a meno che qualcuno non avesse qualche parentela con almeno uno dei Santi protettori della città (di Pietro Zurico, IlSedile.it, 27 giugno 2013)