L’Università Popolare “Aldo Vallone”, il Club per l’UNESCO di Galatina e la Pro Loco di Galatina, con il patrocinio della città di Galatina, presentano oggi venerdì 22 novembre alle ore 18:00 nella Sala “Contaldo”, in via Cafaro, l’ultima prova narrativa di Luigi Stomaci dal titolo “Ninetta. La vera storia di Raffaela Pignone”.
Dopo il saluto istituzionale della Vicesindaco Mariagrazia Anselmi e dei Presidenti delle tre Associazioni organizzatrici dell’evento, Mario Graziuso, Salvatore Coluccia e Lory Pascali, al centro della serata ci sarà il libro e il suo autore che ci introdurrà al suo romanzo, anche con l’aiuto di inserti musicali di Angelo Congedo e con le letture di Marco Graziuso e di Roberta Lisi.
Senza voler svelare l’intreccio delle vicende narrate, ci limitiamo in questo articolo a rispondere a due necessarie domande: chi era Raffaela Pignone e come ha origine la scrittura di questo romanzo?
La protagonista del romanzo, soprannominata in senso spregiativo “Ninetta”, il cui nome è passato, in proverbio di quei territori, ad indicare donna corrotta e sanguinaria, è una cittadina di Calitri, paese dell’avellinese della moglie di Stomaci e nel quale lo stesso ha vissuto per alcuni anni, la cui storia, ambientata negli anni ’30 dell’Ottocento, è raccontata da uno storico calitrano, D. Vito Acocella, nella sua “Storia di Calitri”, edita una prima volta nel 1926 e successivamente nel 1951.
Luigi Stomaci, da appassionato storico e rigoroso ricercatore di documenti e fonti storiche, anche orali, ha inteso rivedere quanto descritto dall’Acocella, la cui narrazione dei fatti che avevano condotto “Ninetta” al patibolo non lo avevano convinto.
“E finalmente ho iniziato, <leggiamo in una pagina del libro>, a raccontare e scrivere la vita, i guai e le disgrazie di Raffaela Pignone, prima di essere soprannominata Ninetta, così come possono essere accaduti veramente, secondo il mio parere di uomo di legge, ma anche in base ad alcune testimonianze, tramandate da alcuni anziani del paese.”
Nelle pagine del romanzo emerge una ricostruzione storica attenta ad evidenziare il ruolo delle vicende che caratterizzarono il periodo del “Basso Brigantaggio” in Alta Irpinia ed un’analisi attenta della condizione sociale e familiare della donna in Alta Irpinia nel XIX° secolo. Con una volontà, io credo: ovvero quella di ridare a Raffaela una sua dignità e liberarla da un’ingiusta condanna “al pubblico ludibrio” con anche un monito nei confronti della società contemporanea nella quale sono ancora presenti elementi di maschilismo e patriarcato che Luigi Stomaci ama definire “patriarchismo” narcisistico.
Mario Graziuso