– di Antonio Torretti (articolo pubblicato su L’Edicola del Sud del 13 agosto 2024) –
Una pagina di storia galatinese che sarebbe andata dimenticata se un giorno Massimo Bello, autore del libro Vae victoribus – Guai ai vincitori Storie di Domenico Bernareggi, non avesse deciso di riportare alla luce.
Una storia vera durante la Seconda Guerra mondiale
Una storia incredibile che ha per protagonista un giovane soldato milanese, trovatosi a Galatina quando ancora la Seconda guerra mondiale non era finita.
Bernareggi all’età di vent’anni era partito per la guerra in Jugoslavia, dove rimase per un anno. Rientrato a casa per due settimane, fu mandato in Sicilia. Ferito gravemente fu trasportato negli Stati Uniti dove gli fu chiesto di restare, ma lui voleva riabbracciare i suoi affetti e decise di rientrare in Italia. Qui giunse a Galatina, in una struttura adibita a convalescenziario.
La scoperta di quel gioco chiamato calcio
Da questo momento della sua vita lui conosce la sua famiglia “galatinese”, amicizie importanti, l’amore per Fiammetta e scopre la sua passione per il calcio.
Quando gli osservatori del Galatina lo videro giocare lo vollero in squadra e da quel momento furono solo vittorie.
«È incredibile come l’idea di scrivere questo libro, nata da una proposta del compianto prof. Rino Duma – afferma Bello – mi abbia talmente coinvolto. Ho girato vari archivi in tutta Italia reperendo molto materiale sino al punto da essere contattato, grazie ad un post su facebook, dall’unica parente in vita di Bernareggi, la nipote Enrica».
La storia, che racconta una Galatina fatta di persone, negozi, attività, termina con la morte a soli 24 anni del giovane Bernareggi.
Il gesto che gli costò la vita
La squadra del Galatina si allenava in Piazza Cesari, di fronte all’edificio scolastico che ospitava gli uffici degli alleati, tra cui i Polacchi. Proprio questi ultimi prendevano in giro i biancostellati mentre si allenavano tant’è che, stanchi degli sberleffi, i giocatori del Galatina lanciarono loro una sfida. Quella memorabile partita termino con un netto 3-0 a favore dei Galatinesi. Furono due i gol segnati da Bernareggi, che in occasione della seconda rete dribblò il portiere e si fermo sulla linea di porta, attendendo l’arrivo del difensore per segnare. Quel gesto acuì il risentimento dei polacchi che, il giorno dopo, si presero la loro vendetta. Secondo l’autore si è trattato del primo caso di morte a causa del calcio documentata.
Da settembre, grazie all’amministrazione comunale, la tribuna dello stadio Pippi Specchia sarà intitolata proprio a Bernareggi.