– di Andrea Salvati –
Credo che possa diventare un modo per riflettere su cosa, di fatto, divida l’Italia in questo momento, sul perché alcuni nostri connazionali vorrebbero allontanarsi dall’idea di un paese più unito e giusto, in cui la priorità sia stringersi e camminare verso il futuro.
Dovremmo riuscire a spiegare che una nazione con un inverno demografico come il nostro, con le differenze economiche sociali così marcate tra aree, non può permettersi di viaggiare diviso. Il mondo è cambiato maledettamente tanto in soli 30-40 anni.
Mentre la popolazione mondiale sta raggiungendo il record di 8 miliardi di esseri umani, noi siamo scesi sotto i 60 milioni di abitanti invertendo totalmente il numero di giovani con il numero di anziani. Siamo un paese di vecchi, che non fa più figli, che ha ridotto la produttività, che ha aumentato le diseguaglianze sociali. Come può, la divisione tra 20 micro-staterelli essere una soluzione?
Il nord non può sopravvivere senza il sud, perché già uniti siamo piccoli.
L’idea di essere totalmente autonomi fa sorridere: basta fare un passo indietro e guardare la cosa da una prospettiva più ampia… immaginate l’autorevolezza di una regione che rappresenta meno abitanti di una delle tantissime città della Cina o che ha meno braccia e forza lavoro di una città africana.
Come al solito siamo all’infingimento: pensare che l’Italia possa funzionare meglio avendo 20 sistemi fiscali, 20 politiche energetiche, 20 politiche estere, ecc… è come credere che per far passare il dolore di una slogatura sia sufficiente tagliarsi una gamba.
Prevale la pancia, prevale una classe dirigente che considera il popolo solo un serbatoio di voti.
E se al nord ci sono partiti e movimenti che assecondano queste pie illusioni, con il rischio che l’area più industrializzata del paese (tale per una strategia complessiva di visione della nazione) diventi invece il sud della Baviera, al sud spetta il compito di fare uno sforzo per sventare questo pericolo.
E all’indomani della certa vittoria del referendum, è necessario aprire un dibattito su cosa fare per recuperare il terreno perso. Perchè se è vero che l’autonomia differenziata concepita da Calderoli è un danno per tutti (nord e sud), è anche vero che anche noi siamo colpevoli della creazione di questo brodo culturale che ha reso possibile la sua concezione.
Ma ne parleremo a tempo debito.
Anche a Galatina è nato un comitato promotore del referendum e da poche ore è on line la pagina del ministero della giustizia dove è possibile firmare con un click (basta avere lo spid, ci vuole 1 minuto), basta cliccare a questo link: https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/500020
Si tratta di una iniziativa libera, senza partiti e senza schieramenti. Nonostante l’assordante rumore di pochi rappresentanti locali che cercano di trarne un piccolo profitto personale a discapito del successo della iniziativa (che è di tutti e contro nessuno), in pochi giorni sono certo che arriveremo al numero delle 500 mila firme (100 mila solo ieri e oggi!!!!) on line.
Non serve essere rosso, verde o bianco per fare il bene del proprio paese. Sappiamo cosa sia giusto fare e non ci faremo fottere da chi crede di giocare sul futuro dei nostri figli per una manciata di voti.
Isoliamo queste persone e pensiamo alla Storia, che racconterà un giorni questa torrida estate del 2024 e del generoso gesto degli uomini e delle donne del Sud che hanno sventato un errore che sarebbe irreversibile.