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Il murales della discordia sulla casa comunale di Noha

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Il soggetto scelto dall’amministrazione comunale per caratterizzare la casa comunale sita nella frazione di Noha è oggetto dell’attacco della consigliera di minoranza Loredana Tundo.«In questi ultimi giorni – esordisce la consigliera Tundo – molti sono stati i concittadini che mi hanno chiesto quale attività avrebbe aperto nell’attuale sede comunale di Noha. Una pescheria? Un asilo? Domande legittime vedendo ciò che si stava realizzando».L’oggetto della discussione è la realizzazione di un murales, previsto da un finanziamento regionale di 40mila euro intercettato dall’amministrazione Amante. Ciò che sta alimentando i dubbi della consigliera è il soggetto scelto, ossia i santi patroni della città Pietro e Paolo ed i riti del tarantismo.«Legittimo tutto, se questa è la visione, – prosegue la consigliera del gruppo Con – ma a casa propria! Fuori contesto, fuori luogo e di cattivo gusto, per me. È la casa comunale! Il luogo in cui i cittadini dovrebbero incontrare lo Stato, rappresentato dal Sindaco, che dovrebbe avere un decoro e una dignità istituzionale, più di qualsiasi altro edificio. Invece si svilisce una comunità pensando di poter insediare la sede del comitato festa patronale di Galatina, attenzione non di Noha, perché a Noha il Santo Patrono è San Michele».Nessun commento alla nota della consigliera da parte dell’amministrazione, anche perché l’opera non è ancora conclusa, ma la Tundo ed il consigliere Mariano stanno predisponendo una richiesta formale di chiarimenti all’assessore ai lavori pubblici Carmine Perrone per cercare di trovare una soluzione senza «incomodare i nostri Santi e creare un incidente diplomatico con loro».Nel pensiero dell’ex assessore ai lavori pubblici nella precedente giunta, sarebbe stato più opportuno scegliere come soggetto un traino con un cavallo, essendo Noha legata ai cavalli e creando così un legame con il luogo dove si colloca l’opera.«Invece no! Hanno voluto coprirci di ridicolo. Del resto – conclude la Tundo – è difficile conoscere le nostre tradizioni se chi è chiamato a scelte come questa neanche ci abita, nelle nostre città».

Antonio Torretti

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