Lo sciopero di ieri e il presidio dello stabilimento della Minermix a Galatina ha rappresentato un ultimo appello prima della riunione della task force regionale lunedì prossimo a Bari.
59 lavoratori, tra Fasano, Galatina e Collemeto, che vivono nella paura di perdere il proprio posto di lavoro, ora che le condizioni per riprendere la normale attività c’erano, anche grazie al piano industriale dell’ex-Ilva che prevede pe ril 2023 un aumento delal produzione.
La Minermix, il cui principale committente sono proprio le attuali Acciaierie d’Italia, aveva preso la decisione di chiudere l’azienda, spegnendo progressivamente i due forni ma continuando a lavorare nel reparto malte, grazie alla ripresa del ramo edilizio per via degli incentivi statali.
Abbiamo intervistato l’Rsa Cgil Francesco Miglioranza su come si è arrivati a questa situazione e quello che i lavoratori pensano possa accadere.
«Quello che più ci rammarica è la completa assenza ed il silenzio da parte della società. Abbiamo affrontato in passato periodi di crisi ma siamo sempre riusciti a superarli con sacrifici, combattendo assieme. Questa volta non riusciamo a capire il perché di una decisione improvvisa la cui notizia è arrivata a ridosso delle festività natalizie.
L’aumento dei costi energetici, che ha messo in ginocchio diverse aziende, unito alla crisi dell’ex-ilva ha certamente provocato una riduzione delle commesse, ma questo non può giustificare una decisione così drastica quale il licenziamento collettivo, giunta peraltro senza impiegare ammortizzatori sociali come la cassa integrazione straordinaria per le aziende in crisi, messa a disposizione del governo, e senza tenere conto che gli altri comparti stavano incrementando la produzione, grazie al mercato edilizio che è cresciuto negli ultimi mesi.
È vero che il forno era spento, ma noi abbiamo continuato a lavorare incessantemente perché il settore edile ha trainato gli aumenti di produzione del reparto malte, ed è anche per questo che pensiamo vi possano essere altre ragioni rispetto alla decisione di cessare l’attività da parte dei proprietari. Quello che ci auguriamo è che vi sia un ripensamento e si decida di andare avanti, anche utilizzando gli ammortizzatori sociali, periodo di tempo in cui l’azienda dovrebbe riprendere l’attività a pieno regime e garantirci quella serenità che ora è messa in discussione».
Oggi i dipendenti della Minermix sono regolarmente a lavoro, ma lo stato d’animo è quello dichi aspetta una sentenza, che ci auguriamo per le 59 famiglie appese a questa decisione, possa essere diversa dalla fine annunciata dall’azienda.