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Notte Della Taranta: cambiar pelle per poter sopravvivere?

Il mare di gente che ha invaso Melpignano lo scorso sabato 24 di agosto, ma soprattutto la forte presenza di giovani che vi ha preso parte è il risultato che il mondo della Taranta musicale guarda sempre più al pubblico giovane e di tik tok, una conferma se vogliamo che bisogna adeguarsi sempre di più ai tempi che corrono se si vuole sopravvivere.

Già perché quei tempi in cui la Notte parlava i suoni di Mauro Pagani, Stewart Copeland o della Mannoia sembrano già finiti, come sono finiti i tempi della pizzica “salentina” che non basta più ed allora bisogna importare altri linguaggi, magari da altre regioni e paesi, ma anche quelli sanremesi vanno bene, e non fa nulla se poi si perde così tanto in salentinità.

Ma a noi sembra ormai che il progetto, come dice lo stesso Presidente della Fondazione, sia giunto al capolinea e bisogna dargli nuova linfa, nuova vitalità, nuove idee e non solo.

Infatti, proprio Massimo Bray giorni fa ha detto: “La Notte della Taranta è un bene culturale e, come ci dice l’articolo 9 della Costituzione, dobbiamo saperlo tutelare perché i beni culturali hanno un valore storico e identitario. La cultura ha un valore che arriva dappertutto e noi vorremmo un laboratorio tutto l’anno per tutelare questa tradizione e darle una prospettiva futura“.

E così senza nulla togliere allo spettacolo dell’ultima edizione (anche se diverse cose non ci hanno convinto come ad esempio la scarsa presenza operativa su palco del maestro concertatore Shablo), e sottolineando la forza delle nostre “voci salentine”, a noi è sembrato che questa sia stata l’edizione della sopravvivenza, un’edizione che ha premiato più la necessità del rito collettivo che quella della proposta contaminante che non ci è parsa per nulla all’altezza dei vecchi fasti.

Stavolta ci è sembrato che questa Taranta sia stata davvero lontana anni luce dallo spirito con cui è nata, quella del canto e della danza popolare al centro di una contaminazione sempre pacata e, fondamentalmente, legata più all’originale che al contaminato da Generazione Z.

Peccato, poteva andar meglio, in fondo Sanremo, Eurovision Song Contest, Angelina, Gaia, Ste a noi, personalmente, ci sono sembrati davvero in quel “tra palco e realtà” di un Ligabue che calcando lo stesso palco diede vibrazioni diverse e più forti.

Ci dispiace dirlo ma la Melpignano che conosciamo non è più quella che partorì la notte più “internazionale” della musica tradizionale, ora invece è la Melpignano di una Notte della Taranta costretta a cambiar pelle per poter sopravvivere.

Al nuovo presidente della Fondazione, le risposte concrete promesse!

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