Anche nel 2021 l’Italia mostra numeri alti di eco reati, alimentati da interessi trasversali in cui si intrecciano sempre di più criminalità ambientale, economica e organizzata. E niente li ha ancora arrestati, neanche la crisi energetica, quella idrica o gli strascichi economici e sanitari derivati dall’emergenza Covid-19. Reati ambientali che passano dal traffico internazionale dei rifiuti fino agli incendi dolosi e la speculazione edilizia. A scattare la fotografia della situazione è Ecomafia, l’annuale rapporto di Legambiente, realizzato in collaborazione con le forze dell’ordine, che racconta le storie di delinquenza ambientale. Un report che però racconta anche storie di resistenza e manda messaggi di speranza che vengono da quei cittadini che hanno deciso di fare fronte compatto a difesa dell’ambiente e della legalità.
Nel nostro Paese nel 2021 i reati contro l’ambiente non scendono sotto il muro dei 30mila illeciti (accertati 30.590), registrando una media di quasi 84 reati al giorno, circa 3,5 ogni ora. Un dato preoccupante e che continua a restare alto, nonostante la leggera flessione del -12,3% rispetto ai dati del 2020, mentre crescono gli arresti toccando quota 368, +11,9% rispetto al 2020. Sono 59.268 gli illeciti amministrativi contestati, con una media di 162 al giorno, 6,7 ogni ora. Sommati ai reati ambientali, raccontano di un Paese dove vengono accertate ogni ora circa 10 violazioni di norme poste a tutela dell’ambiente. Ad agevolare questa ondata di reati lo strumento della corruzione: 115 le inchieste censite da16 settembre 2021 al 31 luglio 2022, con 664 persone arrestate, 709 persone denunciate e 199 sequestri. 14 i comuni sciolti per mafia nel 2021 e 7 nel 2022, a cui vanno aggiunti gli ultimi in ordine di arrivo, Anzio e Nettuno (RM). Dati che si traducono da una parte in ferite insostenibili per l’ambiente, la cui tutela dallo scorso 22 febbraio è entrata tra i principi fondamentali della Costituzione italiana, e dall’altra in un bottino d’oro per gli ecomafiosi che nel 2021 hanno fatturato 8,8 miliardi di euro.
I dati e le storie dei reati ambientali, gli interventi delle Istituzioni e le politiche delle amministrazioni locali e regionali sono stati al centro dell’incontro di questa mattina, nell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, organizzato da Legambiente Puglia, Arpa Puglia, Uniba e Link Bari. All’evento hanno partecipato Ruggero Ronzulli, presidente Legambiente Puglia, Roberto Voza,direttore Dipartimento di Giurisprudenza Uniba, Stefano Bronzini, rettore dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” Antonia Bellomo, Prefetto di Bari, Francesco Paolo Sisto, Viceministro della Giustizia (in collegamento streaming), Pietro Petruzzelli, assessore all’ambiente Comune di Bari, Enrico Fontana, responsabile Osservatorio nazionale ambiente e legalità Legambiente, Vito Bruno, direttore Arpa Puglia, Vincenzo Bruno Muscatiello, professore Diritto Penale Uniba, Alessio Coccioli, procuratore aggiunto Procura di Bari, Renato Nitti, procuratore Barletta-Andria-Trani, Eguenia Pontassuglia, procuratore di Taranto, Silvio Marco Guarriello, Procuratore aggiunto e coordinatore gruppo reati ambientali Procura di Foggia, Antonio Negro, procuratore aggiunto Procura di Brindisi, Giulia Lenoci, Link Giurisprudenza Bari
Anna Grazia Maraschio, assessora all’Ambiente Regione Puglia e Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente.
“La Puglia si conferma stabile sul podio nella classifica nazionale dell’illegalità ambientale con Bari, Foggia, Lecce e Taranto tra le 20 province italiane più colpite dai reati. – ha commentato Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia – . Tra il 2017 e il 2021 sono stati commessi ben 16.347 reati ambientali, un numero importante che però vede la speranza nel grande lavoro delle donne e degli uomini che quotidianamente lavorano per la tutela del nostro territorio. Quello delle ecomafie è un tema che deve essere sempre più raccontato nei territori, ed è per questo che abbiamo deciso di presentare il rapporto presso l’Università e tra gli studenti. È fondamentale che ci sia sempre più coscienza e consapevolezze di questi fenomeni, affinché possano essere combattuti con un’alleanza strategia tra cittadini e forze dell’ordine”.
“Arpa Puglia è impegnata tra le tante attività anche nel contrastare i reati ambientali. L’abbiamo fatto sin dall’approvazione della legge 68 del 2015, sia impartendo prescrizioni o asseverando le prescrizioni di altri organi – ha dichiarato Vito Bruno, direttore generale di Arpa Puglia -. È una attività che svolgiamo con grande attenzione, ma la vera sfida è vincere la partita della prevenzione. Questo si può fare in due modi: rendendo sempre più efficace e performante l’azione dell’Agenzia quale organo tecnico scientifico nei procedimenti finalizzati al rilascio delle Autorizzazioni ambientali, e investendo sulle giovani generazioni, sia attraverso il reclutamento del personale, che nello sviluppare una sensibilità ambientale che deve diventare patrimonio comune di tutti i cittadini. La scelta della Direzione di Arpa Puglia è quella di confrontarsi con tutti gli stakeholder e le associazioni come Legambiente, che pongono al centro della propria mission l’ambiente senza rinunciare ad un approccio scientifico”.
Per quanto riguarda la Puglia, invece, il rapporto 2022 dell’illegalità ambientale la colloca tra le prime regioni in termini di reati commessi, occupando il terzo posto con 3.042 reati accertati (il 9,9% sul totale nazionale), 984 sequestri effettuati, 2.714 persone denunciate e 62 arrestate. In quella nazionale le province di Bari e Foggia sono rispettivamente al sesto e nono posto con 789 e 651 reati accertati. Il resto delle province pugliesi contano per Lecce 501 reati (13° posto nazionale), Taranto 406 (18° posto nazionale), Barletta, Andria e Trani 109 e Brindisi 62. Inoltre, tra il 2017 e il 2021 in Puglia sono stati commessi 16.347 reati ambientali, 15.219 le persone denunciate, 157 le ordinanze di custodia cautelare e 5.161 i sequestri eseguiti dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto. La provincia più colpita è quella di Bari, con 4.743 reati, 4.190 persone denunciate, 42 arresti e 2.135 sequestri. Al secondo posto si colloca Foggia, con 3.227 reati, 2.051 persone denunciate, 41 arresti e 750 sequestri, seguita da Lecce, con 2.837 illeciti (sono esclusi dalle classifiche provinciali i dati dei Carabinieri Tutela Ambiente e Tutela Patrimonio Culturale, disponibili soltanto su base regionale).
Nella classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento, la Puglia si conferma al terzo posto con 1.033 reati (il 10,9% sul totale nazionale), 1.070 persone denunciate, nessun arresto e 320 sequestri effettuati. A livello nazionale, Foggia, Lecce, Bari, e Taranto sono rispettivamente al nono, decimo, tredicesimo e diciannovesimo posto con 175, 167, 144e 92 infrazioni accertate. Per le altre province sono contati 26 reati per Brindisi e 24 per Barletta-Andria-Trani. Tra il 2017 e il 2021, inoltre, sono stati 4.871 gli illeciti, 5.266 le persone denunciate, 21 le ordinanze di custodia cautelare e 1.583 i sequestri.
Nel ciclo illegale dei rifiuti la Puglia scende al quarto posto, rispetto al terzo del precedente dossier, con 755 infrazioni accertate (l’8,9% sul totale nazionale), 901 persone denunciate, 61 arrestate e 362 sequestri effettuati; a livello nazionale, Bari, Foggia, Lecce e Taranto sono rispettivamente al terzo, sesto, diciottesimo e diciannovesimo posto con 251, 182, 99 e 94 infrazioni accertate. Per quanto riguarda le province di Barletta-Andria-Trani e Brindisi si contano rispettivamente 17 e 5 reati accertati. Inoltre, legato a questo reato, nella classifica che inquadra gli incendi negli impianti di trattamento, smaltimento, recupero dei rifiuti la Puglia si colloca settima con 95 roghi negli impianti (il 6,8% sul totale nazionale). Impressionante il numero di arresti scattati tra il 2017 e il 2021per contrastare la filiera illegale dei rifiuti, in particolare per quanto riguarda i traffici illeciti che vedono purtroppo la Puglia protagonista da tempo: sono state ben 120 le ordinanze di custodia cautelare eseguite nel periodo 2017-2021. Foggia è la prima provincia, con 1.024 reati e 34 persone arrestate, esattamente il doppio di quelle in provincia di Bari (17), seguita da Taranto (29). E sempre Foggia guida la classifica provinciale degli incendi, con 780 reati, seguita anche in questo caso da Bari (554).
Per quanto riguarda i reati contro la fauna e il racket degli animali (bracconaggio, il commercio di fauna protetta, tutela degli animali d’affezione e prevenzione del randagismo, nuove norme contro il maltrattamento degli animali, ecc), la Puglia si conferma al secondo posto con 588 infrazioni accertate (il 9,5% sul totale nazionale) 525 persone denunciate, nessun arresto e 255 sequestri effettuati. Nella classifica nazionale 2021 dell’illegalità contro la fauna, a livello nazionale, Bari è la prima tra le province pugliesi, la settima a livello nazionale, per reati con 156 infrazioni accertate. Lecce è dodicesima a livello nazionale con 125 reati accertati, Foggia quindicesima con 110 reati commessi e Taranto, sedicesima con 105 reati. Fuori dalla top 20 la BAT con 67 reati e Brindisi con 25 reati. Analizzando il periodo tra il 2017 e il 2021, inoltre, questa risulta essere la seconda filiera dell’illegalità ambientale è quella contro la fauna, con 4.206 infrazioni, 3.834 persone denunciate, 5 arresti e 1.745 sequestri. Anche in questo caso è Bari a guidare la classifica provinciale, con 1.953 reati e 3.834 persone denunciate. Molto staccata al secondo posto si colloca Lecce (682 illeciti) e a seguire Foggia, con 527 reati.
“È fondamentale non abbassare la guardia nei confronti degli ecocriminali – ha affermato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – , ora più che mai visto che sono stati assegnati i primi finanziamenti dei bandi del PNRR e presto si apriranno i tanti cantieri dell’agognata transizione ecologica. In tutto ciò il sistema di prevenzione e repressione dei reati descritti nel Rapporto non è stato rafforzato come si sarebbe dovuto fare. Per questo avanziamo le nostre dieci proposte di modifica normativa, convinti che quel percorso di civiltà, iniziato a suo tempo con la legge sugli ecoreati proseguito nell’ultimo anno con l’introduzione della tutela dell’ambiente tra i principi della nostra Costituzione e con l’inserimento dei delitti contro il patrimonio culturale, possa proseguire anche in questa nuova legislatura. Noi verificheremo sulla base dei fatti se a quel voto favorevole, sostanzialmente all’unanimità a favore dell’ambiente in Costituzione, seguirà un percorso coerente nella XIX legislatura per una seria ed efficace lotta ai cosiddetti “ladri di futuro”
Enrico Fontana, Responsabile Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità: “L’Italia continua a subire l’aggressione della criminalità ambientale, che si concentra in particolare nelle quattro Regioni a tradizionale presenza mafiosa, nell’ordine Campania, Sicilia, Puglia e Calabria, dove è stato accertato dalle forze dell’ordine e dalle capitanerie di porto il 43,8% dei reati contro l’ambiente – afferma Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale ambiente e legalità. – spiega Enrico Fontana, Responsabile Ufficio Raccolta Fondi e Osservatorio nazionale Ambiente e Legalità – Si tratta di fenomeni sempre più connessi con la corruzione e la criminalità economica, grazie a quella fitta rete di collusioni che Legambiente denuncia ogni anno nel suo Rapporto Ecomafia. Uno scenario preoccupante, soprattutto in considerazione degli ingenti investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza”
Sono 10 le proposte di modifica normativa per rendere più efficace l’azione dello Stato a partire dall’approvazione delle riforme che mancano all’appello e su cui il Governo Meloni deve dare delle risposte concrete, anche in vista della prossima direttiva europea sui crimini ambientali.
Tra queste occorre approvare anche in questa legislatura la costituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (la cosiddetta Commissione Ecomafia); inserire i delitti previsti dal titolo VI-bis del Codice Penale e il delitto di incendio boschivo (423 bis) tra quelli per cui non scatta la tagliola dell’improcedibilità, approvare il ddl contro le agromafie, introdurre nel codice penale i delitti contro gli animali, emanare i decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l’ambiente.
Nei mesi di giugno e luglio 2022 Legambiente Puglia ha organizzato la prima edizione di Festambiente Puglia, evento itinerante che si è posto lo scopo di sviluppare una cultura della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente utilizzando linguaggi diversi come l’arte e la musica insieme a dibattiti e tavole rotonde con cittadini e istituzioni. In quell’occasione Legambiente ha premiato il lavoro svolto da Istituzioni, Amministrazioni locali, Forze dell’Ordine, Procure e imprese virtuose nella lotta ai reati ambientali e nel lavoro svolto per creare un ambiente sostenibile e protetto. Legambiente Puglia continua a monitorare le attività di prevenzione e tutela ambientale accendendo un nuovo faro sulle storie positive della regione con il premio Festambiente Puglia 2023 nel corso della prossima estate.